Oltre ad essi, vi erano 3 comitatus regionali, in Illyricum orientale, e nelle diocesi di Tracia e di Oriente, comprendenti per lo più truppe di rango comitatenses. [60][61] Non a caso Polibio scrive dei Romani: «I Romani, quando vennero a conoscenza di [determinate] armi [e tattiche], subito le imitarono, perché più di qualsiasi altro popolo sono capaci di cambiare abitudini e di puntare al meglio.». Con l'inizio di questa fase, anche l'organizzazione dell'esercito subì una trasformazione strutturale. [90] Quando, in questo periodo, alcuni alleati non erano in grado di fornire il tipo di forze richiesto, i Romani non furono contrari ad assoldare mercenari per farli combattere al fianco delle legioni.[91]. I guerrieri combattevano prevalentemente a piedi con lance, giavellotti, spade (con lame normalmente in bronzo, ed in rari casi in ferro, della lunghezza variabile tra i 33 ed i 56 cm[20]), pugnali (con lame di lunghezza compresa tra i 25 ed i 41 cm[21]) e asce, mentre solo i più ricchi potevano permettersi un'armatura composta da elmo e corazza, gli altri una piccola protezione rettangolare sul petto, davanti al cuore, delle dimensioni di circa 15 x 22 cm. La flotta, da allora in poi, diminuì in grandezza, in parte perché un Mediterraneo pacificato sotto il dominio romano non richiedeva una grande sorveglianza navale, in parte perché i Romani, in questo periodo, scelsero di far affidamento su navi fornite dalle polis greche, la cui popolazione vantava una superiore esperienza marinara. I legionari, inquadrati da un corpo di ufficiali di professione - i centurioni - erano addestrati all’uso delle armi, a marciare, ad allestire il proprio campo, a schierarsi ed infine a manovrare in battaglia. Egli intanto, arruolava soldati, non come era nell'uso di quel periodo, per classi sociali, ma anzi accettando tutti i volontari, per la massima parte nullatenenti (capite censi).», In un processo noto come 'riforma mariana', il console romano Gaio Mario portò avanti un programma di riforme dell'esercito romano[65] Nel 107-104 a.C., tutti i cittadini potevano accedere all'arruolamento, indipendentemente dal benessere e dalla classe sociale. Ma se l'Impero fosse riuscito a controllare l'immigrazione dei Barbari e a romanizzarli, sarebbe riuscito a sopravvivere. Comunque l'esercito romano lo aveva già usato per certo nel 250 a.c., durante l'assedio di Lilibeo, durante la I Guerra Punica: ... L'evoluzione della testuggine fu la testudo arietata, unendo appunto testuggine e ariete. Venivano addestrati a sopportare senza lamentarsi le fatiche delle lunghe marce di avvicinamento, ad allestire accampamenti e alla costruzione di macchine da guerra, tanto da meritarsi il soprannome di muli di Mario.[104]. [...] i Triarii si mettevano sotto i vessilli, con la gamba sinistra distesa e gli scudi appoggiati sulla spalla e le aste conficcate in terra, con la punta rivolta verso l'alto, quasi fossero una palizzata... Qualora anche i Principes avessero combattuto con scarso successo, si ritiravano dalla prima linea fino ai Triarii. d.C. a partire dall’esercito tardo romano del IV ed inizio V sec. [84], Si veniva così a creare un reparto più solido ed omogeneo, con gli uomini della prima fila che tornavano a dotarsi di lunghe lance da urto. Rome's northern frontier AD 70-235. E forse sempre in questa circostanza la legione potrebbe aver assunto la formazione manipolare. Le sue manovre imprevedibili, repentine, affidate alle ali di cavalleria cartaginese e numidica, avevano distrutto numerosi eserciti romani accorrenti, anche se superiori nel numero dei loro componenti, come era avvenuto soprattutto nella battaglia di Canne. L'esercito manipolare si basava in parte sul sistema di classi sociali e in parte sull'età e sull'esperienza militare,[64] e rappresentava quindi un compromesso teorico tra il precedente modello basato interamente sulle classi e gli eserciti degli anni che ne erano indipendenti. Questa forma di governo a quattro, se da un lato non fu così felice nella trasmissione dei poteri (vedi successiva guerra civile), ebbe tuttavia il grande merito di fronteggiare con tempestività i pericoli esterni al mondo romano. Inizialmente, il soldato doveva equipaggiarsi con i mezzi propri; con l'ordinamento serviano i cittadini furono perciò distinti in cinque classi di censo. La struttura occidentale differiva sostanzialmente dall'orientale: mentre in Oriente, l'Imperatore aveva il controllo diretto dei capi dei suoi comitatus regionali, in Occidente questi erano dipendenti a un generalissimo militare, il cui titolo, secondo la Notitia, era quello di magister peditum praesentalis, ma è noto da altre fonti come magister utriusque militiae. [4], Non si conosce con esattezza la struttura dell'esercito in questa fase: Mommsen riteneva che a quel tempo l'organizzazione militare di Roma fosse regolamentata delle "Leggi dell'[apocrifo] Re [V]Italus"[5] ma, in generale, il contenuto di queste leggi è a noi totalmente sconosciuto, nonostante Aristotele vi faccia riferimento come ancora parzialmente in vigore, ai suoi tempi, presso alcune popolazioni dell'Italia. L'esercito romano subì notevoli incrementi nel corso della sua storia, almeno fino a quando Roma riuscì ad occupare l'intero bacino del Mediterraneo. Probabilmente il comitatus dioclezianeo era costituito da due vexillationes (Promoti e Comites) e da tre legiones (Herculiani, Ioviani e Lanciarii), mentre la "riserva strategica mobile" di Gallieno era costituita unicamente da vexillationes. Le fonti relative a questo periodo della storia militare romana non possono pertanto essere considerate affidabili al pari di quelle disponibili per epoche successive, come, ad esempio, a partire dalla prima guerra punica. [82], La grande capacità tattica di Annibale aveva messo in crisi l'esercito romano. Ordinem servate. La storia dell'esercito Romano è una storia lunga come i secoli che attraversa, se inizialmente combattere per difendere Roma era un privilegio, oltre che un dovere, con il passare del tempo divenne anche un lavoro. Nel corso del 407 a.C., quando l'esercito romano fu diviso in tre parti e mandato a saccheggiare il territorio dei nemici sotto il comando di tre dei quattro tribuni militari (Lucio Valerio Potito si diresse su Antium, Gneo Cornelio Cosso si su Ecetra e Gneo Fabio Ambusto attaccò e conquistò Anxur lasciando la preda ai soldati di tutti e tre gli eserciti), fu istituito lo stipendio per i soldati, forse su indicazione dello stesso Furio Camillo. [175], Anche il sistema difensivo dei confini venne reso più elastico e "profondo": alla rigida difesa del vallum venne aggiunta una rete sempre più fitta di castella interni, collegati tra di loro da un più complesso sistema viario (un esempio su tutti: la strata Diocletiana in Oriente). Dopo un iniziale periodo nel quale vi furono ovviamente precise disposizioni in quanto tutti gli abili alle armi dovevano contribuire alla comune difesa, si instaurò la leva militare (dilectus) quando l'accrescimento del numero dei cittadini atti alle armi permise e impose di scegliere fra essi quelli idonei alla pesantezza del servizio. Non vos turbatis. Solitamente brandiva uno scudo ovale o rotondo dipinto con lo stemma della sua unità, lo spiculum (simile al pilum), il verutum (giavellotto) o la lancea. [99] Si trattava della prima forma di un esercito di professionisti dove era abolita la coscrizione per censo, mentre i soldati veterani, che dall'esercito traevano quotidiano sostentamento (vitto e alloggio, oltre all'equipaggiamento), ottennero una pensione sotto forma di assegnazioni di terre nelle colonie e, più tardi, anche della cittadinanza romana. Il motto della fanteria tardo-imperiale, come ci viene descritto nello Strategikon di Maurizio (VI secolo) era: «Silentium. I suoi componenti erano reclutati da stirpi di cittadini; a questa epoca, la cittadinanza romana o latina era stata territorialmente estesa ben al di fuori dell'Italia antica e della gallia cisalpina[96] La fanteria leggera di cittadini, come i velites e gli equites, furono sostituite dalle auxilia, le truppe ausiliarie dell'esercito romano che potevano consistere anche di mercenari stranieri[97] A causa della concentrazione delle legioni di cittadini in una forza di fanteria pesante le armate romane dipendevano dall'affiancamento di cavalleria ausiliaria di supporto. [a 1] I 3 000 fanti (pedites) e 300 cavalieri (equites) erano arruolati dalle tre tribù che formavano la primitiva popolazione di Roma: i Tities, i Ramnes ed i Luceres. a.C.). Le nuove fortezze cominciarono così ad essere costruite, o ricostruite, in modo più compatto nelle loro dimensioni (riducendone il perimetro complessivo), più solide nello spessore delle loro mura (in alcuni casi si passò da uno spessore di 1,6 metri a 3,4 metri, come nel caso della fortezza di Sucidava) e con un maggior utilizzo di torri esterne, per migliorarne la difesa. In genere le unità palatinae costituivano l'esercito dedicato ad un'intera Prefettura del pretorio, mentre le unità comitatenses costituivano l'esercito dedicato ad una singola Diocesi nell'ambito della Prefettura. I generali che comandavano questa forza, quindi, avevano nelle loro mani un potere incredibile e non è un caso che futuri augusti come Claudio II il Gotico o Aureliano ricoprissero questo incarico prima di diventare imperatori. espansione territoriale di Roma, hanno avuto come diretta conseguenza, l’evoluzione dell’ordinamento militare dell’esercito romano. Il comandante della flotta era il praefectus classis, quello della nave navarco (nauarchus). [237] Sotto Ezio e Maggioriano, l'Impero era ancora in grado di affrontare e vincere in battaglia Visigoti, Burgundi, Bagaudi, Franchi, e di mantenere sotto il suo controllo la Gallia, a riprova di una sua relativa efficienza. Dall'inizio del VII secolo a.C., dominava sulla regione la civiltà etrusca dell'Età del ferro[31] Come molti altri popoli della regione, i Romani si scontrarono con gli Etruschi. Figura 6a (sin): Lastra tombale lucana (IV sec. [25] E da ultimo sembra che Romolo costituì una guardia personale di trecento cavalieri chiamata Celeres[26][27] (eliminata poi da Numa Pompilio[28]), similmente a quanto fece oltre settecento anni più tardi Augusto con la creazione della guardia pretoriana a difesa del Princeps. III - Dal III secolo alla fine dell'Impero d'Occidente. [39] Questa riforma per il De Francisci potrebbe essere stata apportata da Tarquinio Prisco o dal successore Servio Tullio. Ad Augusto, primo imperatore romano, si deve la più importante riforma delle forze armate di terra (con l'introduzione di milizie specializzate per la difesa e la sicurezza dell'Urbe, come le coorti urbane, i vigiles e la guardia pretoriana) e di mare (con la formazione di nuove flotte in Italia e nelle provincie) dell'intera storia romana. Il contingente della legione era composto da soli cittadini romani e schierato su tre file: hastati, principes e triarii, disposti per ordine di età (in prima fila gli hastati, più giovani, quindi principes e triarii). Per necessità tattica, le legioni erano quasi sempre accompagnate da un numero eguale o superiore di truppe ausiliarie più leggere,[98] che erano reclutate fra i non cittadini dei territori sottomessi all'Impero. [19], Ora sulla base dei recenti ritrovamenti archeologici si è potuto notare che il primo esercito romano, quello di epoca romulea, era costituito da fanti che avevano preso il modo di combattere e l'armamento dalla civiltà villanoviana della vicina Etruria. I gradi più bassi della nuova gerarchia militare prevedevano, oltre ai soliti centurioni e tribuni, anche i cosiddetti duces,[185] i quali avevano il comando territoriale di specifici tratti di frontiera provinciale, a cui erano affidate truppe di limitanei. Le truppe di cavalleria divennero con il tempo di competenza degli alleati di Roma (socii), che si impegnavano a fornire anche truppe ausiliare (auxilia). In pratica, poteva succedere che perfino gli schiavi erano spinti ad arruolarsi nell'esercito repubblicano in caso di necessità. Con la riforma augustea dell’esercito romano, l’accesso alla carriera militare non era aperto a tutti, infatti era necessario rispondere a precisi requisiti fisici. Se in passato, infatti, i comandanti delle legioni (legatus legionis) provenivano in buona parte dal Senato, e solo pochi erano cavalieri, come quelli che comandavano le legioni egiziane, mesopotamiche (come la I e III Parthica) o del castrum italico presso i colli Albani (Legio II Parthica), grazie a Gallieno provenivano tutti dalla sola classe equestre (praefectus legionis). [173] In sostanza si trattava di un sistema politico-militare che permetteva di dividere meglio i compiti di difesa del confine: ogni tetrarca, infatti, curava un singolo settore strategico e la sua sede amministrativa era il più possibile vicino alle frontiere che doveva controllare (Treviri e Milano in Occidente; Sirmio e Nicomedia in Oriente[173]), in questo modo era possibile stroncare rapidamente i tentativi di incursione dei barbari, evitando che diventassero catastrofiche invasioni come quelle che si erano verificate nel III secolo. La falange arcaica lasciò il posto ad uno schieramento più flessibile, in uso nel Primo Periodo Repubblicano, composto da tre file: nella prima vi erano i soldati più giovani, gli hastati, armati di lancia (hasta) e giavellotto (pilum); a seguire iprincipes, più esperti e meglio equipaggiati; e infine i triarii, ovvero i veterani, che entravano in campo solo nelle fasi finali. Evoluzione nel tempo dell'estensione dei domini di Roma dall'età regia, alla Repubblica ed all'Impero, fino a quello bizantino. In generale nel periodo tardo imperiale la cavalleria era divenuta l'elemento di eccellenza dell'esercito soppiantando la fanteria. [7], Si tramanda che l'organico dell'esercito sia passato da 3 000 a 4 000 unità nel V secolo a.C., e quindi da 4 000 a 6 000 effettivi dopo il 400 a.C.[16] Quest'ultimo organico di 6 000 uomini fu poi diviso in 60 centurie di 100 uomini ciascuna.[50]. [13], Secondo la tradizione, fu Servio Tullio a compiere una prima riforma timocratica dei cittadini romani[41] atti a prestare il servizio militare (obbligati ad armarsi a proprie spese e perciò chiamati adsidui[42]), suddividendoli in cinque classi (sei comprendendo quella dei proletarii[43]) sulla base del censo,[32][44] a loro volta ordinati in ulteriori quattro categorie: i seniores (maggiori di 46 anni: anziani) e gli iuniores (tra 17 e 46 anni: giovani), ovvero coloro che rientravano nelle liste degli abili a combattere; i pueri (di età inferiore ai 17 anni: i fanciulli) e gli infantes (di età inferiore agli 8 anni: i bambini) non ancora in età per prestare il servizio militare. Gli uomini giovani e inesperti servivano tra gli hastati, gli uomini più anziani e con qualche esperienza militare erano impiegati come principes, mentre le truppe dei veterani, di età avanzata e con esperienza, rifornivano i triarii. L'esercito romano nel V secolo si trovava nella necessità di rispondere rapidamente alla crescente pressione barbarica in Occidente, ma senza poter sopperire alle esigenze di reclutamento attingendo unicamente dai territori imperiali, a causa della diffusa resistenza alle coscrizioni. Ognuno era comandato da un magister militum, anch'esso dipendente direttamente dall'Imperatore.[212]. [212] Jones ed Elton sostengono che, dal 360 in poi, i duces erano dipendenti dal comandante del loro diocesano comitatus: il magister militum per Illyricum, Thracias, Orientem e il comes per Aegyptum, rispettivamente (sulla base di evidenze in Ammiano per il periodo 353-78 e da 3 superstiti decreti imperiali datati 412, 438 e 440). Nell'evoluzione successiva il generale in campo svolse sempre più le funzioni di una sorta di ministro della guerra, mentre vennero create le cariche del magister equitum praesentalis e del magister peditum praesentalis ai quali veniva affidato il comando effettivo sul campo. Nel 476 l'esercito sollevato da Odoacre contro il magister militum Flavio Oreste e l'ultimo imperatore in Italia, Romolo Augusto, era costituito unicamente da federati germanici, perlopiù Sciri ed Eruli. [29], Secondo Pietro De Francisci i primi eserciti erano formati dalle gentes, unitamente ai rispettivi clientes. Secondo Tito Livio, attorno alla metà del IV secolo a.C., durante la guerra latina, le legioni erano composte da 5 000 fanti e 300 cavalieri. 79 relazioni. Vietata ogni riproduzione senza autorizzazione. [93] Questa mossa formalizzava e concludeva un processo, sviluppatosi per secoli, di graduale rimozione dei requisiti patrimoniali per l'accesso al servizio militare. A loro Mario e poi i successivi comandanti concedevano anche di dividere il bottino razziato nel corso delle campagne militari. [6], Secondo la tradizione fu Romolo a creare, sull'esempio della falange greca,[7] la legione romana. Armamento e organizzazione, Vol. L'esercito romano era formato esclusivamente da uomini liberi. [33] Livio ci informa che Tullio riformò l'esercito trasponendovi la struttura originariamente concepita per la vita civile, quale risultato del censimento[32] A qualsiasi livello, il servizio militare, a quell'epoca, era considerato un dovere civico e un modo per ottenere un avanzamento di status all'interno della società.[34]. Questo contribuì alla creazione di un esercito di professione, e la stessa Roma nel corso di quest’epoca si trovò a far fronte alle promesse di distribuzione delle terre ai veterani fatte dai suoi generali. È proprio durante questo periodo che la flotta romana fu riformata, espandendola da piccolo strumento destinato primariamente al pattugliamento fluviale e costiero, fino a farla divenire una unità pienamente marittima. L'esercito romano devi quindi evolversi e trasformarsi in una macchina bellica più efficiente: giustamente gli autori sottolineano come il III secolo non sia un'età decadente, tutt'altro. Necessario a Roma per le sue conquiste militari, l’ esercito romano fu sempre organizzato rigorosamente, e l’evoluzione della società e della potenza romana ne influenzarono struttura, reclutamento e tecniche di combattimento. [237] Da un'attenta analisi della Notitia Dignitatum, possiamo ricavare che quasi la metà dell'esercito campale romano-occidentale andò distrutto nel corso delle invasioni del 405-420, e che le perdite furono solo in parte colmate con l'arruolamento di nuovi soldati, mentre molte delle ricostituite unità erano semplicemente unità di limitanei promossi a comitatenses, con conseguente declino dell'esercito sia in quantità che in qualità. [66], I tribuni militari eletti annualmente, erano 24 (quattordici dei quali con cinque anni di servizio e dieci con dieci anni di servizio), sei per ciascuna delle 4 legioni arruolate e disposte lungo i fronti settentrionali, meridionali e a difesa dell'Urbe. Appena terminata questa fase offensiva in Oriente, l'impero romano dovette affrontare una crisi ben più grave in Occidente. (60) A quanto risulta, nessun provvedimento fu accolto con tanta gioia dalla plebe.», Ovvie le conseguenze: ringraziamenti dei plebei, polemiche dei tribuni che vedevano spuntate alcune delle loro armi, proteste di chi doveva pagare. A quell'epoca, secondo la Notitia, vi erano in Oriente 2 eserciti presentali imperiali (comitatus praesentales), ognuno comandato da un magister militum praesentalis, il rango militare più alto, dipendente direttamente dall'Imperatore. : triplex acies), basati sui tre tipi di fanteria pesante degli hastati, dei principes e dei triarii. Il seguente sito web non è una testata giornalistica ma un sito amatoriale e pertanto non avrà un aggiornamento periodico. Senza perdere tempo caricò le navi di armi, stipendium per i soldati e tutto ciò che era utile, ordinando a Manlio di imbarcarsi. [106], Il nuovo assetto organizzativo, tattico e strategico, che Diocleziano e Costantino I misero in atto, fu il frutto di una inevitabile evoluzione che nella crisi del III secolo aveva trovato la causa ed in Gallieno il primo artefice per la ricostruzione, due secoli dopo la grande riforma di epoca augustea. Fifth century Gaul: a crisis of identity? Da Diocleziano alla caduta dell'impero, "The Army" in Cambridge Ancient History 2nd Ed Vol XIII (The Later Empire 337–425), Appendix: Naval Power in the Fifth Century, Il mondo di Roma imperiale, la formazione, Le forze armate nella storia di Roma Antica, Le armature romane in età imperiale. [239] Le perdite subite portarono all'ammissione nell'esercito in grosse quantità di ausiliari e foederati germanici (ad esempio Unni): ciò poteva portare benefici a breve termine, ma era deleterio a lungo termine, in quanto portava a diminuire ulteriormente gli investimenti sul rafforzamento dell'esercito regolare. [232] Vegezio lamentò poi che non si costruissero più accampamenti e riferisce le conseguenze nefaste di questa scelta.

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